05 ottobre 2006

Le ricette etiche del ministro Turco


Foto di Giulienstein

Uscito su "Il gazzettino" il 03/10/2006 03/10/2006 Massimo Fini
Argomenti trattati: Analisi e commenti Societa'
Zone interessate: Italia


Fra le pieghe della Finanziaria rispunta lo Stato etico, alias fascista, quello che si preoccupa della buona condotta, fisica e morale del cittadino nella sua vita privata. Rispunta sotto le spoglie della diessina Livia Turco , ministro della Salute. Non mi riferisco infatti qui alle misure economiche della Finanziaria, che sono probabilmente necessarie per «competere» con gli altri paesi industrializzati e industrializzandi che adottano il modello paranoico, vigente in Occidente, basato su una produttività ossessiva che arricchisce teoricamente le Nazioni passando per il massacro delle loro popolazioni, ma ad alcuni codicilli che riguardano la salute e la sicurezza del cittadino e a un proclama del ministro che ne illustra le ragioni e promette un sempre maggior intervento dello Stato su questo terreno.
C'è il divieto di servire alcolici di qualsiasi tipo, in tutti i locali pubblici a chi abbia meno di 18 anni. E fin qui passi, poiché si tratta di minori. Per la verità la tutela dei minori dovrebbe spettare innanzitutto alla famiglia, ma poiché in Occidente la famiglia non esiste più (e là dove esiste ancora, come nel mondo islamico, stiamo facendo tutti gli sforzi possibili per distruggerla pretendendo che le donne musulmane si omologhino alle nostre e, invece di far e tirar su figli, diventino delle coscienziose produttrici e consumatrici) abbiamo delegato anche questa funzione allo Stato.
Divieto di vendere alcolici di qualsiasi tipo, a chicchessia, di giorno e di notte, negli autogrill. E qui passa un po' meno, perché il divieto dovrebbe riguardare chi guida e non l'innocuo passeggero, magari di un pullman di turisti. In questo caso il controllo dovrebbe essere successivo e non preventivo perché penalizza indiscriminatamente tutti. Comunque sia: addio al toast con bicchiere di vino che, soprattutto di notte, durante viaggi lunghi e faticosi, era uno dei pochi piaceri rimasti in questa valle di lacrime. Più inquietanti sono le dichiarate intenzioni del ministro: «Proseguiremo con strategie di comunicazione mirate a far capire quanto importante sia condurre una vita sana, basata su una buona alimentazione, giusta attività fisica e opportuni programmi di screening che consentano di prevenire certe malattie e, da parte nostra, di realizzare un buon progetto sanitario». Ohè, a questa suorina di sinistra non salta nemmeno in testa che non tutti hanno l'ambizione di vivere 77,3 o 83,1 anni (che è l'esistenza media oggi in Italia di uomini e donne) per farsi rinchiudere nei gerontocomi o nella solitudine dei bilocali di Cologno Monzese o di qualche altro suburbio. Che c'è anche chi, guarda un po', la vita vuole viverla. Abbuffarsi se ciò gli aggrada, non fare massacranti maratone - in cui, peraltro, regolarmente ci si infartua - e soprattutto non intende soggiacere al terrorismo diagnostico degli screening con i quali ti scoprono il cancro con quindici anni di anticipo rovinandoti così anche il tempo che avresti potuto vivere da sano (Eh si, caro prof. Veronesi, questo è il suo risultato raggiunto dalla medicina oncologica. Non può essere un caso che tutti, dico tutti, i miei conoscenti, che si sono ammalati di tumore sono regolarmente crepati, dopo terapie intrusive, devastanti, umilianti che spesso ha svegliato «il can che dorme» e che forse avrebbe continuato a dormire ancora a lungo) a ciascuno la sua vita, a ciascuno la sua morte. Possiamo, o no, ancora vivere come ci pare e piace o dobbiamo chiedere l'autorizzazione dello stato e magari quella della signora Turco?
Questo Occidente produttivista, liberale e liberista sta diventando una gabbia insopportabile. Non si può più fumare, non si può più bere, non si può fumare uno spinello, non si può pisciare a cinquanta metri da una puttana senza che intervenga un nucleo speciale di caramba (che ricorda molto da vicino il «Corpo per la promozione della Virtù e la punizione del Vizio» di talebana memoria) che fotografa il tutto e lo manda, per edificazione, alla moglie o fidanzata o compagna che dir si voglia.
Noi siamo costretti a subire, senza fiatare, rischi collettivi colossali, l'inquinamento dell'aria, dell'acqua, del terreno, dei cibi, provocato dalle nostre nobili imprese - quelle guai a chi le tocca, sono, insieme alla pubblicità e alla Tv che sono loro ancelle, il centro del sistema ma non possiamo più assumere rischi privati, che quasi sempre corrispondono anche ai piaceri privati (che restano quelli di sempre: Bacco, Tabacco e Venere).
In una società come la nostra preoccuparsi del fumo, dell'alcol, dello spinello e anche della buona alimentazione (ma dove? ma quando? Se gli animali di cui ci cibiamo vivono stabulati, attaccati l'uno all'altro, sotto la luce artificiale 24 ore su 24, pompati da ogni sorta di schifezze chimiche, gli vien l'infarto, l'aterosclerosi, l'artrosi, il diabete, la depressione, la nevrosi, malattie che un tempo erano esclusivamente umane anzi, se si retrocede a prima della Rivoluzione industriale, molto rare anche per noi), ma la stessa ragionevolezza che ha colui che, bruciandogli la casa, si preoccupa del canile.
Ma un giorno ci rivolteremo. È come primo atto di una strategia pedagogica, porteremo la signora Livia Turco in Tv e le faremo bene una bottiglia di buon Barolo. Perché sia meno triste e non intristisce i suo concittadini.

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